Le lingue di Federico

Un viaggio nell’universo del regista riminese e nelle “lingue” che popolano i suoi film...
Le lingue di Federico

con Francesca Airaudo, Mirco Gennari, Giorgia Penzo, Checco Tonti e la partecipazione di Davide Pioggia
drammaturgia Loris Pellegrini

Il 20 Gennaio 1920 nasceva a Rimini Federico Fellini. In occasione di questa ricorrenza, Città Teatro omaggia il Maestro attraverso un viaggio nell’universo del regista riminese e le “lingue” che popolano i suoi film. Venerdì 20 Gennaio alle ore 21.00 la Piccola Stagione del Teatro Villa vede in scena Città Teatro, la compagnia “di casa “al Villa” con Le lingue di Federico. Il Teatro Villa verrà “avvolto” dalle voci e dai suoni dei suoi personaggi proiettando gli spettatori sarà in una suggestione sonora e visiva.

“L’idea – spiega Loris Pellegrini – è nata da una conferenza su Fellini e Rimini da me tenuta a Barcellona qualche anno fa. Mentre ero lì che tentavo di spiegare alcuni passaggi, alcune battute in dialetto romagnolo di 8 e 1/2, mi sono accorto che non solo non capivano niente gli spagnoli, e va bene, ma nemmeno gli italiani presenti! Del resto, chi – tranne i romagnoli, e non tutti, ha mai veramente capito cosa urla la suorina allo zio Teo per farlo scendere dall’albero, in Amarcord, o cosa sussurrano le donne che pedalano all’inizio di Roma? Così mi sono incuriosito, ho investigato ed ho scoperto che Fellini usa spesso il dialetto, e non solo quello romagnolo, in molti dei suoi film, e quasi sempre con intenti più emotivi che razionali, più intesi a evocare che spiegare. Il veneziano in Casanova, ad esempio, il “romanesco” in Roma, e perfino linguaggi sconosciuti o dimenticati, come nel Satyricon. E come qualche anno fa, quando si usavano le “interviste impossibili” a personaggi scomparsi che non potevano concedere un’intervista “vera”, ho pensato di farne una “finta” al Maestro, chiedendogli spiegazioni su queste lingue “altre” e chiamando in causa anche alcuni dei suoi personaggi. Conoscendo il suo gusto per la beffa e l’inganno, sono certo che l’idea gli sarebbe piaciuta. “Sono un gran bugiardo”, diceva…”

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