ovvero L’invenziòun ad Stal Mami, una farsa underground in dialetto riminese
da Liliano Faenza
ideazione Fabio Bruschi/Lingue di Confine e Città Teatro
Interpreti Francesca Airaudo, Elisa Angelini, Mirco Gennari, Francesco Checco Tonti
e con la partecipazione degli allievi del workshop Stal Mami Reloaded
Musiche a cura di Fabio Bruschi eseguite dal vivo dal Duo Barrique:
Gioele Sindona (violino, mandolino, voce) e Tiziano Paganelli (fisarmonica)
Consulenza musicale Alessandro Sistri
Costumi e décor Paul Mochrie
Consulenza tecnica Nevio Cavina
Progettazione e realizzazione scene Luca Cavaliere e Umberto Bonari, tutor Ines Tropeani,
corso del laboratorio di scenografia diretto da Keiko Shiraishi, Accademia di Belle Arti di Venezia
Soggetto e drammaturgia Fabio Bruschi e Davide Schinaia
Aiuto regia Giorgia Penzo
Regia Davide Schinaia
Coproduzione Sagra Musicale Malatestiana 2019, Comune di Rimini – Assessorato alla Cultura, Città Teatro, Lingue di Confine, Regione Emilia Romagna
“Cheri al mi doni stasim d’asculté…” risuona nel buio il leit motiv della Munaldeina che compare come da un sogno lontano cantando una vecchia canzone. Lei, vecchia custode di palazzo, folle e naif, ci conduce attraverso una “storia nella storia nella storia….”. Quella di Stal Mami (queste mamme) e del borgo San Giovanni di Rimini dove la commedia viene scritta. Compaiono, uno ad uno, i protagonisti del Borgo: Tugnin l’anarchic, il barbiere che elargisce citazioni colte; Lilien, scrittore in erba, annoiato di adunate e curioso di opera e letteratura; Mengozzi, il gerarca fascista tutto d’un pezzo; i giovani e le giovani italiane che trascorrono il sabato pomeriggio fra l’obbligatoria ginnastica fascista e le burle di paese. E’ l’estate del 1939. Liliano Faenza non ha ancora compiuto 17 anni e certo non sa di aver scritto la commedia in dialetto riminese più rappresentata del secolo!
Da allora la “farsa underground” di Faenza ha lasciato segni anche nelle vie del borgo (l’odierna Osteria “Tiresia” prende il nome dall’ostessa protagonista della commedia); nella Rimini borghigiana di quegli anni, quella Rimini che non sopravviverà alla guerra, in cui tutto “accadeva in dialetto”, come ci diceva Lello Baldini, Stal Mami rinasce Re- loaded (ricaricata, potenziata).
Stal Mami è fatto tutto da personaggi popolari: i protagonisti sembrano usciti dalle caricature di un disegnatore, a partire dalla bizzarra custode del palazzo, la Munaldèina, all’anagrafe Maria Monaldini e richiamano il mondo di Federico Fellini, che Faenza ammirava da giovane e di cui fu co-autore da adulto.
Popolare è la commedia e popolare è anche il contrappunto canzonettistico della storia, repertorio tratto dalle memorie di una borghigiana vissuta tra Otto e Novecento, la vivace e canterina Ida Tamagnini, l’Ida ad Ravòun. Si va dalla risorgimentale Addio mia bella, addio! alla passionale Spagnola, fino al leitmotiv di Stal Mami – l’eterna storia di una fiòla da maridè – con l’inedita Chèri al mi dòni.
Lo spettacolo, che nella sua cornice racconta il making of, l’ invenziòun, così come nei medaglioni comici, racconta uno stralcio di storia e costume sia riminesi che italiani e internazionali, dall’avversione fascista per le osterie, possibili covi di dissenso e vizio alla politica ondivaga del regime nei confronti del dialetto. Nel contesto dell’ultima estate di ‘pace’, mentre Lilièn dà gli ultimi ritocchi al canovaccio, il primo di settembre del 1939, con l’aggressione nazista alla Polonia, inizia la seconda guerra mondiale.