Lingue di confine

Lingue di confine

La stagione 2013/2014 di Rimini ospita il progetto Lingue di Confine, curato da Fabio Bruschi, in collaborazione con Città Teatro, dedicato ai neo-dialettali in poesia, teatro e cinema, tra slang e parole migranti. Un itinerario articolato che si delinea in diversi spazi della città, tra luoghi consolidati della scena cittadina e inediti “palcoscenici” urbani. 

Il confine

Al confine linguistico e geografico tra Italia settentrionale e centro-meridionale, siamo percepiti dalle aree interne, più forti, della Romagna, come ’imbastarditi’, già un po’ marchigiani, o marchignoli. Eppure… Eppure, proprio da noi, si incontrano forme linguistiche e artistiche aperte, prive di folklore e nostalgia, a contatto con personaggi, ambienti e antropologie contemporanee. Un paradosso: proprio la nostra marginalità, la nostra frastagliata ‘debolezza’, rispetto alla ‘forza’ dell’entroterra romagnolo, si rivelano un terreno fertile di incontri e incroci artistici: ‘chi scrive oggi spesso usa un dialetto meticcio, mescolato con altri dialetti romagnoli, con l’italiano e persino con le lingue straniere’, così il nostro Francesco Gabellini. Il dialetto è oggi la lingua mista dei bar, dei mercati, mescolata con le parole dei migranti, lo slang, le lingue-mondo, l’italiano mutante: di queste lingue di confine si nutre, reinventandole in forme e modi diversi, il teatro vivente.

Fabio Bruschi

L’agonia

Tra vita e morte dei dialetti, un altro confine: una vitale agonia come “perfetta metafora del dialetto, perché il dialetto è in agonia, e come succede per una persona che sta per scomparire, o comunque per cambiare, si sente l’esigenza di dire le cose più importanti o pregnanti che la riguardano”.
Francesco Gabellini, in Cose che succedono in dialetto, di Teresa Indelicati, “Corriere di Romagna”, 27 marzo 2013.

Città Teatro e il Dialetto

Approdare nella stagione culturale 2013-2014 della città di Rimini con una dedica al percorso di produzione e promozione del dialetto come lingua di scena è, per Città Teatro, un grande motivo di orgoglio. Di questo siamo riconoscenti a coloro che, con l’attenzione costante al nostro operato, hanno reso possibile questo progetto, aprendo altresì come originale location uno spazio inedito come quello della Domus del Chirurgo: la direzione dell’Istituzione Teatrale riminese e Fabio Bruschi.
Tracciando altresì una piccola narrazione della storia che lega Città Teatro al Dialetto, non possiamo non ricordare tutti coloro che ne sono stati i compagni di viaggio, i protagonisti e i sostenitori.

Quando nel 2008-2009 ci trovammo a curare il cartellone del Teatro del Mare di Riccione decidemmo da subito che il confronto con la tradizionale sezione di teatro “in vernacolo” dovesse avvenire nell’ambito di una riflessione più ampia e moderna sul rapporto fra il Teatro e il Dialetto. Decidemmo così di presentare, oltre a due piccole “chicche “ come L’Odisèa di Tonino Guerra del Teatro delle Albe e la proiezione dell’unica ripresa video esistente de La Fondazione interpretata da Lello Baldini, una piccola monografia con i testi teatrali di Francesco Gabellini, poeta e scrittore riccionese che già si era segnalato agli addetti ai lavori attraverso L’ultimo sarto, già finalista al Premio Riccione per il Teatro nel 2005 e successivamente allestito da Banyan Teatro. Nella sezione di Riccione trovavano anche spazio due esperimenti: le letture sceniche di Natale in casa con i fratelli Luciano e Laura Luzzi, voci rinomate del Teatro dialettale locale, e La custode con l’attrice riccionese Francesca Airaudo, entrambi allestimenti curati da Davide Schinaia.

Lello Baldini
Lello Baldini

Il rapporto con il Dialetto d’autore da quel momento in poi diventa una costante della nostra ricerca, insieme alla volontà di disseminazione nei vari territori della Provincia di Rimini nei quali abbiamo l’opportunità di programmare teatro. Al Teatro di Montefiore, quello stesso anno, viene allestito Le lingue di Federico, dedica alle voci dialettali così presenti nei capolavori del Maestro riminese, in un assemblaggio curato da Loris Pellegrini; nello stesso tempo scaturisce anche l’esigenza di un confronto con le voci che negli anni hanno, con grande maestrìa, incarnato il dialetto nel corpo dell’attore: oltre alle Albe, le attrici Elena Bucci e Daniela Piccari diventano, insieme con Francesca Airaudo, memorabili interpreti dello spettacolo Dòni – tre donne, un dialetto con la supervisione dello stesso Pellegrini. Lo spettacolo debutta al Teatro di Coriano, che già da un anno ha adottato la proposta di Città teatro come fulcro della rinascita del nuovo teatro.

A Cor.Te trovano residenza, nel 2010-2011, il cartellone Dialettica e un originale laboratorio sul dialetto, La butèga, che vede la partecipazione di attori professionisti e dialettali, amanti del dialetto e semplici curiosi, in uno scambio di racconti e saperi coordinato da Francesco Gabellini, Giorgia Penzo e Francesca Airaudo. Nella residenza corianese vede la luce anche l’importante convegno Baraca e Buratèin, un confronto sul dialetto come lingua di scena a cui sono invitati, per la prima volta allo stesso tavolo, poeti e autori teatrali quali Giovanni Nadiani e Francesco Gabellini, critici ed esperti di teatro come Fabio Bruschi e l’Istituto Schürr; attori e registi come Roberto Magnani del Teatro delle Albe di Ravenna, Gianluca Reggiani e Marco Bianchini di Rimini, una vasta rappresentanza delle compagnie dialettali, da Forlì a Bellaria a Rimini, con la presenza speciale di Guido Lucchini, il presidente della Fita regionale Aurelio Angelucci e molti rappresentanti istituzionali, tra dichiarazioni di intenti, spunti e proposte, “spizzichi” recitati e rap in dialetto romagnolo.

Il compimento di questo entusiasmante triennio è la produzione, nel 2012, de La fèma, commedia in cui Gabellini compone, sulle caratteristiche del gruppo attorale formatosi a La Butèga, una divertente e poetica commedia sul senso ultimo della vita e dell’amore. Lo spettacolo, con la regia di Davide Schinaia, è una grande prova attoriale di Marco Bianchini ma ne accompagna anche in modo straziante l’addio alle scene a causa di una crudele malattia.

Continuano invece le convincenti prove attoriali dei “buteganti,” Lorenzo Scarponi e Mauro Vannucci, che sempre più si stanno caratterizzando come voci soliste di un teatro che porta in sé sia tradizione che germi del nuovo, così come prosegue la contaminazione fra giovani attori e i maestri: da Francesco Tonti, che su commissione di Silvio Castiglioni ha debuttato allo Snaporaz di Cattolica con Detector (già cavallo di battaglia di un altro grande interprete, Ivano Marescotti, ospitato a Riccione nella programmazione del 2008), a Francesca Airaudo che, dopo la convincente prova di allestimento in assolo de La custode, si conferma talento carismatico e interprete di riferimento delle nuove proposte come Fiat Lux! E fat dla creazion di Nevio Spadoni, che debutterà a Marzo 2014 al Teatro Giustiniano Villa. Onorata di aver contribuito e assistito a cotale fermento, credo di poter con convinzione affermare che le possibilità per il teatro in dialetto romagnolo di godere di ampio sostegno fra i pubblici locali così come nel panorama nazionale siano reali e concrete, e avvengano anche grazie al potente intuito degli artisti che sanno provocare i cambiamenti, mescolare i linguaggi della scena, valicarne i confini.  

Giorgia Penzo

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Lingue di confine: Baldiniana 2015 225.17 KB 1 downloads

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